10 Marzo 2017

Il mio Gregorianum

Per 28 anni il prof. Granello è stato direttore del Gregorianum finendo inevitabilmente per caratterizzarne con la sua personalita’ il ruolo. Riportiamo qui un suo contributo scritto in occasione del 40° anniversario del collegio.


Il “mio” Gregorianum

Nell’ottobre di quarant’anni fa, entrando per la prima volta nell’edificio per il colloquio di ammissione (non vi fu allora la “famigerata” prova scritta) non immaginavo certamente di legare per così lungo tempo la mia esperienza di vita ad un collegio che speravo mi ospitasse sino alla laurea, dopo la permanenza allo Studium, del quale il Gregorianum era lo sviluppo e la continuazione ideale.

La diversità tra le due istituzioni era evidente, ma lo era soprattutto nelle forme esteriori, strutturali e pratiche, di comodità e modernità, molto meno in quelle spirituali e genericamente formative, pur con tutti i “distinguo” che si possono tener presenti. Lo scopo cui tendeva la dirigenza dello Studium era ben chiaro ed era perseguito con tenacia corrispondente all’oggettiva fatica, che i disagi materiali (ma in verità di questi nessuno sentiva allora un gran peso) rendevano più visibile.

Arrivando al Gregorianum, ci sembrò di essere stati promossi ad un college e questa era invero anche l’aspirazione di chi l’ambiente aveva immaginato, progettato, costruito, con il sogno di farne una piccola fucina di cultura, accanto, insieme ed oltre l’università.

Ma al di là di ciò veniva posto in evidenza l’altro elemento formativo essenziale: il sapersi riconoscere cristiani coscienti e testimoni nel lavoro, di una scelta di vita coerente, dimostrando altresì capacità professionali che la confermassero. L’esempio trascina ed un buon (od ottimo) professionista apertamente cristiano sarà sempre punto e faro di riferimento per tanti.

Ciò mi porta (senza che me lo sia proposto iniziando queste poche righe) ad affermare che non ritengo affatto superati nè l’ideale traguardo da raggiungere nè i mezzi spirituali ed intellettuali che il collegio ha scelto per realizzarlo. Nel corso di questi quarant’anni molte cose certamente sono cambiate: nella vita della Chiesa c’è stato un Concilio, nella vita civile c’è stato un “Sessantotto” mai abbastanza (a mio parere) deprecato e che ha lasciato tracce ancora evidenti in molto ed in molti (ed in chi nella sua scia ha fatto carriera), ma i fondamenti formativi nell’una e nell’altra non sono mutati: la solida preparazione dello spirito e della mente, il “sapere” dunque, che socraticamente deve accompagnarsi all’umiltà di riconoscersi sempre inadeguato e quindi sempre pronto ad apprendere, unico mezzo per poter bene insegnare, è il vero sostegno che ci permette di percorrere con dignità e coscienza il cammino terreno che ci è assegnato.

Affidando la protezione del collegio a san Gregorio Barbarigo si è fatta una scelta netta e significativa che va oltre il tempo e la moda: la cultura affiancata alla fede, che è di tutti gli uomini, ed in particolare dei veri grandi uomini, e di tutte le epoche.

Ciò non può e non deve cambiare.

Ricordo molte discussioni, anche forti, in anni che ormai si stanno velocemente allontanando, con singoli studenti che “incautamente” venivano a colloquio dopo cena e restavano “intrappolati” in ufficio fino alle ore quasi mattutine nel sostegno, da parte loro a volte anche accalorato, di posizioni contrapposte proprio su argomenti connessi alla visione formativa che il collegio offriva, marginali in qualche caso, sostanziali in altri, ma queste discussioni si ampliavano spesso anche nelle assemblee generali degli studenti, tra essi e non di rado con me (la Messa, la libertà, la goliardia, gli obblighi, pur liberamente sottoscritti, le regole interne di comportamento, le strutture e via dicendo). Molti di coloro che vi partecipavano saranno, mi auguro, presenti alla festa, altri forse no: sono certo comunque che nessuno avrà dimenticato, e tutto sommato ne avrà tratto qualche profitto, se anche solo ricorda la passione educativa che stava al fondo di quella contrapposizione: se così fosse, il compito del collegio si sarebbe comunque realizzato.

Ma, per finire, accanto al santo vescovo Gregorio voglio ricordare altre per me “sante” persone, ormai tutte nella gloria di Dio: le suore (suor Davidica -la Superiora-, suor Renza, suor Dionisia, suor Virtuosa, suor Alfea, suor Rosalda) e con esse Maddalena, che suora non era, ma con esse viveva e con esse operava, che per anni hanno scandito la vita pratica del collegio e dei suoi abitanti, sempre pronte, sempre disponibili, incuranti di orari, sostegno vigoroso nei momenti difficili con la preghiera e l’azione, realizzazione concreta e visibile del “chiedete e vi sarà dato” (e ogni tanto qualcuno, umanamente, ne approfittava).

Anche questo è stato il collegio nel passato: per il futuro anche alla loro intercessione ci affidiamo.

Gianfranco Granello
Direttore del collegio dal 1977 al 2005

2003: 40esimo della fondazione del Gregorianum