Padova disponeva negli anni ’60 di un numero elevato di collegi universitari, sia religiosi che laici. Il Gregorianum non fu inteso perciò come un ulteriore ostello per giovani avviati agli studi universitari, ma fu proposto come comunità di una sessantina di giovani che volessero far propri gli ideali formativi della Federazione degli universitari cattolici. Non va dimenticato che i decenni ’50 e ’60 furono il periodo in cui si espresse nei termini più alti lo sforzo morale, intellettuale, civile e politico dei cattolici italiani per la ricostruzione del paese nel dopoguerra; il paese si stava anche inserendo su salde basi e con piena autorità nella nascente comunità europea.
Il Gregorianum, pur nei limiti di un’impresa di dimensioni relative, volle dare il suo contributo perché la presenza dei cattolici nella società italiana fosse il più possibile un apporto di persuasioni morali e di novità di idee, piuttosto che una mera espressione di numero e di potere.
Le idee fondanti furono tratte dal messaggio formativo di mons. Franco Costa agli universitari della Fuci e a tutta quanta l’Azione Cattolica Italiana; di questa nel 1963 mons. Costa divenne infatti, per volontà di Paolo VI, assistente generale.
In (troppo) brevi parole, le idee fondanti furono:
1) formazione cristiana, arricchita dalla frequentazione della Bibbia e dei Padri della Chiesa e dalla meditazione teologica;
2) solida preparazione accademica nella facoltà universitaria prescelta, come presupposto per un efficace servizio ai fratelli nella professione;
3) attenzione alle problematiche civili e politiche, cui un intellettuale è chiamato a dare un apporto consapevole.
Non si volle mai, tuttavia, che queste idee fossero intese come discriminanti a priori, calate e imposte dall’alto. Per questo nel collegio fu sempre favorito un clima di amicizia e di dialogo, nella certezza che l’amicizia è la condizione per maturare insieme confronti produttivi, scelte di vita accuratamente pensate e giudizi criticamente propositivi.
Il collegio è retto fin dall’inizio da un Consiglio di Amministrazione, presieduto dal vescovo di Padova. Mons. Bortignon, fino al termine della sua lunga missione pastorale, lo presiedette con interesse attento e favorì l’instaurarsi nel collegio di un clima straordinariamente liberale.
I programmi di lavoro e la vita quotidiana sono gestiti da un direttore e da un assistente spirituale. Dal 1963 in poi si sono succeduti tanti direttori, ma l’assistente è rimasto sempre lo stesso, don Ivo Sinico (chi si sognerebbe di chiamarlo “monsignore”?). A lui si deve soprattutto se il collegio ha conservato nei decenni la fedeltà ai motivi ispiratori. Sono centinaia e centinaia i giovani che in questi quarant’anni hanno vissuto al Gregorianum il loro momento formativo e che oggi sono sparsi in tutta l’Italia a portare nella famiglia, nella professione, molti sulle cattedre universitarie, una testimonianza cristiana. Credo di non sbagliare affermando che tutti ritrovano nel collegio la giustificazione di un ricordo che non è solo nostalgia di gioventù, è un punto di saldatura dell’amicizia che li lega tra loro.
Carlo Maria Gregolin
Cofondatore e primo direttore del Gregorianum dal 1963 al 1965.
Professore ordinario di Biochimica, già preside della Facolta di Medicina dell’Università di Padova.
Presidente centrale della Fuci dal 1955 al 1958.