L’improvvisa scomparsa dell’amico professor Gianfranco Granello (direttore del Gregorianum dal 1977 al 2005) e le tristi circostanze e modalità di essa, interpellano tutti coloro che hanno conosciuto “il Direttore”.
venerdì 11 ottobre 2019
Numerose sono state le parole di ricordo e riconoscenza giunte nelle ultime ore; invitiamo tutti coloro che volessero a inviare un testo di ricordo, di riconoscenza, di testimonianza inerente al prof. Granello, a farlo pervenire via e-mail all’indirizzo direttore@gregorianum.it, entro al massimo mercoledì 23 ottobre pv.
Come Gregorianum, ci impegneremo a raccogliere tutte queste parole che custodiscono storie condivise e vite segnate dagli incontri. Inizialmente, tale “tabula gratulatoria” del Gregorianum potrà essere visibile nel sito web, una volta che sarà arricchita via via dai molti che vorranno prendervi parte.
Chiediamo di diffondere questo invito con tutti i mezzi possibili, attivando quel senso di gratitudine proprio di persone mature che sanno riconoscere quanto si è ricevuto e che, in modi diversi, ci appartiene e ci rende quello che siamo.
IL DIRETTORE – Ricordo affettuoso e riconoscente di don Renato Marangoni, vescovo di Belluno-Feltre
“Direttore!”: era il nome amicale con cui ci si rivolgeva a Gianfranco Granello. La parola indicava il ruolo, ma nel rapporto con lui si doveva reimpostare tutto per ridare significato a ciò che appariva antico e desueto. In tutto questo si sviluppava una disponibilità e una confidenza mai svendute, ma progressivamente donate. Succedeva che il Direttore superava l’interlocutore nella stima che nutriva per lui, seppure nella dialettica del suo pensare vetusto e ben argomentato. Ad un certo punto piacevano il modo e i criteri di vedere e di valutare del Direttore. Penso di non essere irrispettoso se ammetto che in tale dinamica ci si divertiva. In alcuni messaggi che in questi giorni sono circolati si è accennato alla “goliardia” – direi solenne e ben radicata nella tradizione – che si coglieva nella persona del Direttore. Era spassoso dibattere con lui. Sono sorprendenti le tante relazioni che intratteneva. In ognuna era se stesso e riusciva sempre ad ossequiare chi aveva di fronte, con franchezza, a volte anche evidenziando le ragioni di non condivisione di un pensiero, di un comportamento, di un evento… Era un camminatore “cittadino” instancabile. Avanzava con un portamento eretto, veloce, scrutando lontano, anche se la sua vista era tanto compromessa.
Sono piccole pennellate che con affetto riemergono nel ricordo. Ho trascorso 10 anni al Gregorianum con Granello direttore. Abbiamo concluso insieme quell’esperienza, direi allo stesso modo piuttosto sbrigativo… Interessante per due che lungo tutto il decorrere di quel tempo sembravano avere idee diverse, a volte inconciliabili. Lo dico con una sensazione di soddisfazione, perché in realtà il rapporto di apprezzamento e di confidenza reciproci è cresciuto, non è mai mancato. Mi dava dell’“eretico”, ma lo faceva con grande simpatia e divertito, e da parte mia, di rincalzo, non mancava occasione per ribadirgli il “nuovo” che sopravanzava e che l’avrebbe ingoiato…
Erano soprattutto temi teologici che ci mettevano in duello.
Ma, oltre a questo, vorrei esprimere una mia impressione, pensando a come il Direttore si poneva di fronte al dono della fede. Apprezzava un “cristianesimo” robusto, ben consolidato, dottrinale, radicato su presupposti filosofici di salda tradizione cristiana. Il suo atteggiamento di fede era fondamentalmente quello di totale figliolanza, tanto da apparire, a volte, in un affidamento da bambino. L’autorità di una fede – connotata dottrinalmente e affermata magisterialmente – era per lui indiscutibile. Era una fede obbedienziale che lo poneva in un atteggiamento di piena adesione. In questo suo sentire provava fortemente l’inadeguatezza dell’umano di fronte alla grandezza di Dio. Ne assaporava l’arcano mistero. Amava una ritualità che non banalizzasse mai questa trascendenza del divino. La sua cultura storica, inoltre, gli permetteva di darsi ragione della vicenda del cristianesimo e della storia della Chiesa tra altezze e cadute e ne coglieva l’aspetto di verità che resta e non tramonta. Lì si ancorava.
È davvero nobile e bello ricordare il Direttore del Gregorianum e cogliere la sua personalità nel momento stesso in cui sembrava collocarsi in un tempo passato. In realtà gli piaceva giocare con il nuovo come a “nascondino”, dove l’abilità era di nascondersi per farsi ancor più trovare…
IN RICORDO DI GIANFRANCO GRANELLO – Franco Chiereghin
Quando Gianfranco Granello mi chiese di guidarlo nello svolgimento della sua tesi di laurea in filosofia, compresi subito che dalla sua solida formazione di storico avrei avuto molto più da imparare io che non lui dalle mie competenze filosofiche. E così infatti fu. Favoriti anche dal fatto di essere quasi coetanei (ero più anziano di Gianfranco di cinque anni), nacque un’amicizia che si rinsaldò e si arricchì nel tempo in modo tutt’altro che frequente nei normali rapporti accademici. Negli anni ’80 guidavo un gruppo di giovani ricercatori nell’opera di traduzione e di commento di alcune opere di Hegel e Gianfranco si offerse subito di collaborare con noi. La sua perfetta padronanza della lingua tedesca, oltre alla doppia competenza di filologo e di filosofo, dette al nostro gruppo un contributo fondamentale di vigilanza critica e di acume interpretativo. E tutto sempre con la massima modestia e con quel rispetto per le opinioni altrui che illuminavano la sua vita di intelligenza e di saggezza.
Altri scriveranno con molta più competenza di me sui tesori che egli ha profuso come studioso e come educatore. Qui vorrei ricordare la presenza in lui di una virtù sempre più rara: la discrezione. Dietro le spesse lenti da miope, brillava uno sguardo benevolmente ironico che sapeva dare il giusto rilievo a persone o a eventi. Si comprendeva subito che, dietro all’aspetto “roccioso”, da vero figlio delle Dolomiti bolzanine, era presente un’intima e intensa adesione a valori essenziali, primo fra tutti quello dell’amicizia, di cui ho trovato pochi altri riscontri nella mia vita. Anche quando il nostro comune lavoro scientifico era giunto a compimento, egli non mancava mai di passare ogni tanto a salutarmi in Dipartimento e tutte le volte uscivo commosso da questi nostri incontri, perché dalle sue frasi brevi, dai suoi giudizi ora pungenti ora sorprendenti per la ricchezza della sua lettura dell’animo umano ricavavo sempre un’impareggiabile lezione di vita. La sua discrezione era poi uno dei modi in cui sapeva esprimere la bontà e la generosità del suo animo, virtù che sono tanto più grandi quanto più sono radicate nella grotta del nostro cuore, rese non visibili, custodite e protette proprio dalla discrezione.
Così continuo a sentire vivo e operante il dono della sua umanità, non assoggettato al tempo, al di là della vita e della morte.
Ulteriori informazioni sul prof. Gianfranco Granello possono essere trovate qui.