La figura di Luigi Gui nel processo di Riforma della Scuola Italiana
Giovedì 14 novembre 2024 – ore 18:00
Una tavola rotonda sulla scuola, un’importante occasione per riflettere sul significato e sull’attualità dell’istruzione, uno dei valori fondamentali garantiti dalla Costituzione Italiana (Art.34). L’occasione è la riedizione del volume “Luigi Gui – Il ministro della scuola media gratuita e per tutti” di Francesco Cassandro, Alba Edizioni, uscita a pochi giorni dalla improvvisa scomparsa dell’autore e arricchita da un importante inedito contributo di Pier Cristiamo Zironi, che di Luigi Gui è stato per lunghissimo tempo il più diretto collaboratore e negli anni della riforma era responsabile del movimento giovanile della Democrazia Cristiana e nella giunta dell’Unione nazionale universitaria rappresentativa italiana (UNURI).
LUIGI GUI
Luigi Gui (1914 – 2010) ha fatto parte di quella generazione di giovani cattolici che assunsero l’impegno della ricostruzione dell’Italia dopo la tragedia del fascismo e della guerra perduta.
Veniva da una famiglia modesta, con una borsa di studio poté studiare alla Università Cattolica, dove ebbe incontri decisivi per la sua futura vita politica, lì conobbe i “professorini” Fanfani, Dossetti, Lazzati, La Pira che reincontrò in Assemblea Costituente e tramite l’esperienza nella Fuci entrò in contatto con Aldo Moro che ne era diventato il presidente nazionale nel 1939.
Tenente degli Alpini in Russia al rientro in Italia prese i primi contatti con il mondo partigiano, scrisse nel 1944 un opuscolo intitolato “Uno qualunque, la politica del buon senso”. L’opuscolo di una ventina di pagine fu ciclostilato presso il collegio cattolico padovano Barbarigo, dove operavano due sacerdoti fortemente impegnati nella lotta antifascista, don Mario Apolloni e don Giovanni Nervo, e diffuso clandestinamente ebbe una notevole fortuna, come primo orientamento per la ricostruzione democratica del paese. Come il coetaneo Mariano Rumor entrò in politica avendo già alle spalle una esperienza dirigenziale nel mondo associativo: Rumor Presidente provinciale delle Acli vicentine, Gui presidente provinciale della Coldiretti padovana. Nel 1946 viene eletto consigliere comunale a Padova e diventa capogruppo della Dc, guidando la formazione della nuova giunta post Cln con l’estromissione dei comunisti dal governo cittadino, poi l’elezione alla Assemblea Costituente e alla Camera nel 1948. A Roma è tra i deputati dossettiani, Gui diviene segretario di Civitas Humana, che era il gruppo culturale fondato da Giuseppe Dossetti e poi redattore di Cronache sociali, la rivista del gruppo che tra il 1947 e il 1951 rappresentò le idee più avanzate nell’esperienza politica della Dc, con l’ambizione di costruire un progetto culturale per la società italiana, dotandosi di strumenti scientifici e culturali adeguati all’impresa.
Iniziano presto le responsabilità di governo, a partire da quello di sottosegretario all’Agricoltura nel 1951 (Ministro era Amintore Fanfani) con la delega di dare attuazione alla legge sulla riforma agraria, di cui era stato relatore alla Camera dei Deputati. Aveva scelto del resto in quella prima legislatura di essere assegnato alla Commissione Agricoltura ed Alimentazione, di cui era stato eletto segretario, contando evidentemente sulla conoscenza del mondo agricolo che aveva acquisito con il lavoro svolto per la nascita della Coldiretti padovana. Un primo impegno governativo di forte impatto sociale con l’esproprio di oltre 700.000 ettari di grandi proprietà terriere a favore di coltivatori diretti. A questo primo impegno sarebbero succeduti incarichi ministeriali di primo livello: Ministro del Lavoro (1957), Ministro della Pubblica istruzione (1962 – 1968), Ministro della Difesa (1968 – 1970), Ministro della Sanità (1973 – 1974), Ministro dell’Interno (1974 -1976), Ministro della Pubblica Amministrazione e delle Regioni (1974).
Un ruolo governativo sostenuto da una lunga esperienza parlamentare, che si sarebbe succeduta per sette legislature alla Camera e per una ulteriore al Senato. E incarichi tutti conquistati con un rapporto costante con il collegio di elezione, come dimostra il consenso espresso con il voto di preferenza, con il picco di oltre 63.000 voti raggiunti nel 1963, secondo degli eletti democristiani nella circoscrizione Verona, Padova, Vicenza, Rovigo, dietro il capolista Mariano Rumor.
Gui fu capogruppo della Dc tra il 1958 ed il 1962, periodo delicatissimo tra le dimissioni di Fanfani dalla Segreteria nazionale della DC nel 1959, l’elezione di Aldo Moro, la preparazione della nuova fase dell’apertura a sinistra con l’entrata dei socialisti nel governo, fortemente osteggiata dagli ambienti conservatori e da una parte della gerarchia cattolica.
Dovette affrontare anche prove difficili, quando, ingiustamente tirato in causa nello scandalo Lockheed nel febbraio del 1976 si dimise immediatamente da Ministro dell’Interno, pur sapendosi totalmente innocente. Dovette aspettare il 1979 perché la Corte Costituzionale lo assolvesse con formula piena per non aver commesso il fatto. Di fatto quella vicenda pose termine alla carriera politica di Gui, anche la scomparsa di Moro lo privò del suo principale riferimento politico. Luigi Gui seppe terminare comunque con dignità la sua lunga e operosa carriera politica sempre al servizio del bene comune.
Ripensando alla sua lunga vita politica Luigi Gui così scriveva nel 1987: “esperienze, avvenimenti, e problemi sono ripensati dal punto di vista che vorrebbe essere quello di umanesimo consapevole, nello sforzo di cimentarne l’ispirazione cristiana con le concretezze della realtà quotidiana e delle vie da rimediare o da escogitare in essa al fine del bene comune”.
IL LIBRO
Un libro da leggere per capire la politica di un padre della Patria. Una bella intervista di Francesco Cassandro riportata all’attualità, per recuperare il senso della politica a servizio del futuro di un paese. A corollario oltre a quello gia citato di Cristiano Zironi ci sono anche i contributi dei figli Daniele e Benedetto e degli amici Paolo Giaretta, Corrado Belci, Dino Scantamburlo e Tino Bedin.
Una lunga e mai banale intervista, con domande penetranti da parte di un giornalista, Francesco Cassandro, che conosceva bene il personaggio e la realtà politica della Dc padovana ed un intervistato che contrariamente al suo solito si soffermava anche su aspetti critici della sua esperienza politica.
Della sua lunga esperienza governativa, l’approvazione la legge per la scuola media unica del 1962 era uno dei frutti cui Luigi Gui teneva maggiormante: si rimuoveva definitivamente un inaccettabile strumento di diseguaglianza che discriminava i bambini fin dalle elementari, tra chi poteva accedere a livelli di studio superiori e chi doveva prendere la strada dell’avviamento professionale. Le statistiche di allora ci dicono che oltre l’80% dei ragazzi dopo i 10 anni abbandonava gli studi, avviandosi precocemente al lavoro o all’istruzione professionale di base: un grande progetto di alfabetizzazione del paese, senza preclusioni di classe.
La riforma della scuola media unica è stata una vera riforma che ha cambiato in meglio la vita degli italiani, ha dato attuazione ai principi costituzionali di eguaglianza e ha fatto dal volano al boom economico. Non a caso il primo articolo della legge di riforma fa riferimento all’articolo 34 della Costituzione: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”.
Come tutte le riforme vere Gui dovette vincere resistenze, conservatorismi, interessi corporativi, tra chi temeva che vi fosse un abbassamento della qualità dell’insegnamento, che vi fosse un sovraccarico per il corpo insegnante, che si sprecassero risorse per formare giovani che avrebbero dovuto comunque avviarsi ad assicurare la necessaria manodopera alle attività produttive.
Non riuscì invece a portare a termine il progetto di riforma universitaria (la famosa 2314/1965), osteggiata dai conservatori perché troppo innovativa, dagli innovatori perché troppo timida. Sarebbe stata invece una riforma importante, che avrebbe con equilibrio avviato un processo essenziale di riforma per il quale si dovette poi aspettare moltissimi anni.
Va invece ricordato che da Ministro della Sanità impostò i fondamenti di una riforma sanitaria che poi fu portata a termine da Tina Anselmi.
La riedizone del libro è stata pubblicata con il patrocinio della Fondazione “Gregorianum” e dell’Associazione ex-Allievi fel collegio Gregorianum (AAG onlus) in riconoscenza del fondamentale e costante sostegno che Luigi Gui dette al progetto del collegio, lungo tutta la sua storia: significativamente fu presente sia all’atto dell’inaugurazione nel gennaio 1964 che ai festeggiamenti per il 40-esimo anniversario nel maggio del 2003 come testimoniato dalle immagini riportate.
IL CONVEGNO
Possiamo chiederci: cosa può insegnare la vicenda politica di Luigi Gui alle generazioni che oggi sono al centro della scena politica, quelle più giovani che sostanzialmente non hanno vissuto la realtà della Repubblica dei Partiti, la cosiddetta Prima Repubblica?
Quale ispirazione oggi possiamo trarre da quella generazione di giovani cattolici che si trovarono a guidare la ricostruzione del paese e la sua rinascita economica, sociale e culturale, nel tentativo costante di tradurre nella dura concretezza della vita politica un’alta ispirazione ideale?
La scuola è ancora percepita come strumento essenziale di democratizzazione del Paese? come veicolo di libertà e “ascensore sociale”? E’ ancora in grado di assolvere a questi importanti ruoli?
Per confronto basti solo ricordare che nel 1962 il bilancio della P.I, era pari al 10% di quello statale e che nel 1968, con il vertiginoso aumento di studenti, insegnanti e plessi scolastici, era raddoppiato arrivando a toccare il 21% del bilancio statale: una cifra stratosferica mai più nemmeno lontanamente raggiunta in altri momenti della storia repubblicana (oggi, fonte OCSE, l’Italia investe solo il 4,2% del PIL in istruzione).
Ne discuteremo con:
- PAOLO GIARETTA, già Senatore della Repubblica Italiana
- PIER CRISTIANO ZIRONI, collaboratore miisteriale di Luigi Gui e co-autore del libro
- CRISTINA PIVA, docente, assessora alle Politiche Educative e Scolastiche del Comune di Padova
- LEONTINO BATTISTIN, professore fuori ruolo di Neurologia, già Presidente del Comitato Nazionale Universitario (CNU)
- BENEDETTO GUI, professore fuori ruolo di Economia Politica ed Economia Civile e figlio del Ministro
Modera MASSIMO MALAGUTI, presidente della Fondazione “Gregorianum”.
L’incontro è ad ingresso libero ed aperto alla cittadinanza.
La diretta dell’incontro si potrà vedere sul canale YouTube del Gregorianum.
QUI potete trovare la locandina dell’evento.